Chi siamo

La nostra storia ha inizio nel 1935, grazie all’ingegno di un uomo che nel corso degli anni ha dimostrato sempre grande coraggio in tutte le scelte fatte: Pietro Mari.

Artigiano di temperamento sanguigno, senese doc, dotato di grande caparbietà, di spirito di sacrificio ed abnegazione per il lavoro, ma soprattutto grande sognatore che voleva realizzare una grande impresa: portare in ogni bar o abitazione regale che fosse, un suo biliardo.

I primi biliardi Mari nascono così a Siena, che mantiene la tradizione della lavorazione del legno tutt’oggi, con tanti artigiani che nel corso dei secoli hanno reso omaggio alla città con il loro sapiente lavoro, che hanno tramandato da padre in figlio. E così anche da noi si perpetua la storia, grazie alla eccezionale bravura delle nostre maestranze che con cura certosina ci permettono di essere ogogliosi, oggi come allora, delle opere d’arte che prendono forma sotto le spoglie di biliardi Mari.

Pietro Mari per primo progettò una serie di biliardi che da subito riscontrarono grande favore dei giocatori per la stabilità (primo biliardo realizzato fu il n. 1), la qualità dei materiali, dei legni pregiati, delle ardesie realizzate unicamente con componenti purissime per dare maggiore scorrevolezza alle bilie e dove nessun dettaglio veniva trascurato. A poco a poco, l’azienda iniziò ad essere sempre più conosciuta e ad ingrandirsi in pochissimi anni.

Infatti, in ogni bar che davvero volesse essere all’altezza non poteva mancare un biliardo Mari. In pochissimi anni i biliardi Mari divennero sinonimo di classe e precisione d’apprima in Italia per poi diffondersi anche in molteplici paesi europei ed extra europei. Per la città di Siena un motivo di orgoglio, per Pietro Mari una missione che ancora doveva essere portata a termine: negli anni ’50 egli progetta e realizza il biliardo che entra nella storia internazionale e che risulta il migliore in assoluto per la precisione e la perfezione del gioco, il modello 14 Mondial nella versione con buche inizialmente e senza buche in un secondo momento. Ancora oggi questo biliardo viene realizzato come volle Pietro Mari senza nessuna modifica nell’estetica che lo rende da subito riconoscibile da tutti gli intenditori. Palissandro, ebano, noce nazionale, impreziosito da impiallaciature che posso e devono essere applicate solo da mani esperte, questo modello ha davvero modificato la storia del biliardo e della lavorazione ebanistica.

Pietro Mari, non volle neppure trascurare coloro che avessero il desiderio di portare arte nelle proprie abitazioni dando vita così a tutta la serie di biliardi in stile ‘800 attraverso i quali rendeva omaggio alla città che gli aveva dato i natali. Con i modelli Fontegaia (celebre fontana in Piazza del Campo realizzata dal grande artista Jacopo della Quercia), Il Mangia (la torre che domina la Piazza del Palio), dimostrò che lo stile e la bellezza di un biliardo potevano accompagnare la perfezione delle traiettorie balistiche.

Oggi come allora la tradizione continua: il marchio BILIARDI MARI è stato acquisito dalla storica ditta Biliardi Restaldi, che opera dal 1763. Non poteva esservi migliore garanzia per proseguire la tradizione di qualità dei Biliardi Mari: l’arte ebanistica si fonde ancora con la qualità di tutti i materiali pregiati scelti con cura dai nostri artigiani figli delle antiche maestranze che hanno creato il mito. Perché solo la purezza di chi crede ancora alla tradizione può perpretare la storia ed essere vincente nel presente. Il sogno di Pietro Mari si è realizzato e noi orgogliosi vi raccontiamo della nostra storia attraverso i nostri manufatti. Biliardi Mari, la storia del biliardo siamo noi.

Vogliamo ricordare il nostro fondatore attraverso le toccanti parole di Donata Sancasciani, nipote di Pietro Mari:

"Il mio sguardo di bambina si affacciava curioso su quell'enorme rettangolo verde.

 Quell' oggetto imponente e misterioso, verso cui sentivo  il rispetto assoluto che si rivolge soltanto alle cose che hanno un'anima e sono il simbolo di un grande valore, mi evocava l'immagine di un prato, su cui avrei potuto inventare mille giochi diversi.  

Mio nonno, invece, ci camminava attorno, osservava quelle tre grandi e pesanti bilie che vi  erano adagiate sopra, studiandole  attentamente come chi deve risolvere un enigma.

Io lo guardavo di soppiatto, per paura di distrarre i suoi pensieri,  sentivo crescere il brivido di quello che di li a poco sarebbe successo, come se fosse un rito:  l'odore del gesso blu sul cuoio della stecca, le sue mani  sulla sponda che prendevano posizione, la simulazione di un gesto come per  voler essere certi di non sbagliare qualcosa di importante e irripetibile, poi lo sguardo concentrato di chi fissa la sua meta idealmente e sa di aver già vinto un attimo prima della vittoria, il silenzio assoluto che non da spazio al battito del cuore, e poi il lampo dell'azione, lo schiocco del legno sull'avorio, il meccanismo perfetto e geometrico , l'effetto innescato da quell'attimo, il calore che sale e divampa nell'attesa del risultato finale, bilia contro bilia...il fruscio dei birilli che cadono.

Il sangue riprendeva a scorrere, mio nonno mi lanciava un'occhiata piena di orgoglio e di intesa, un sorriso con gli occhi da cui traspariva la complicità di univoci  traguardi e aspettative, possibili solo quando si fa del proprio mestiere una passione, una cultura, una ricerca continua che vivono ancora nel suo nome: mio nonno, Pietro Mari.

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